Lo studio di One Ocean si sofferma sui report di sostenibilità delle aziende che si occupano di moda e sottolinea quanto lavoro debba esser ancora svolto
Prosegue la campagna di sensibilizzazione e consapevolezza della fondazione nata per volere dello Yacht Club Costa Smeralda: One Ocean Foundation. Sicuramente una delle prime in tal senso ad impegnarsi, attraverso il proprio comitato scientifico, studi e report annuali, per convincere le grandi aziende a tenere in considerazione le problematiche legate all’inquinamento del mare e degli oceani. Si pensi che dal pianeta blu, la superficie terrestre è ricoperta al settanta percento da acqua, dipende l’aria che respiriamo, il cibo che mangiamo, il lavoro legato al mare, la mitigazione di fenomeni climatici estremi e dunque lo stesso futuro dell’essere umano. In questi ultimi anni One Ocean si è concentrata in particolare sull’industria tessile e dell’abbigliamento che a causa dell’attuale modello “ lineare di produzione, distribuzione e consumo risulta estremamente dispendioso e inquinante, consumando enormi risorse e presentando un tasso di riciclaggio molto basso. La nuova ricerca di One Ocean ha messo sotto la lente di ingrandimento 186 rapporti di sostenibilità, basati sul Fashion Transparency Index 2023, per esplorare questi problemi urgenti. I risultati della ricerca indicano che il punteggio medio per la menzione di argomenti relativi all’oceano è piuttosto basso: solo il 20% delle aziende analizzate menziona “oceano” o “mare” nei propri rapporti di sostenibilità e solo il 3% si impegna per l’SDG14 relativo alla sostenibilità dell’oceano. Questo denota una preoccupante mancanza di riconoscimento dell’oceano come componente cruciale della sostenibilità ambientale nelle pratiche di reporting aziendale. Secondo OFF nonostante l’enorme importanza ecologica degli oceani, la maggior parte dei marchi di moda non sembra considerarne la rilevanza nei propri rapporti di sostenibilità. L’analisi ha rilevato che solo il 30% delle aziende dimostra consapevolezza della contaminazione chimica, e ancora meno (20%) riconosce il proprio contributo all’inquinamento marino. La consapevolezza delle pressioni legate a problemi meno pubblicizzati, come l’eutrofizzazione, rimane limitata, nonostante la sua importanza per il settore. Solo il 13% delle aziende riconosce questo problema, principalmente a causa delle preoccupazioni relative all’impatto dei pesticidi e dei fertilizzanti utilizzati nella coltivazione delle materie prime. Senza una consapevolezza di base dei problemi, le aziende potrebbero non riconoscere l’urgenza e l’importanza di affrontare la sostenibilità degli oceani nelle loro attività e nelle pratiche di rendicontazione. Come comunicato da OFF “mentre si registrano progressi nel miglioramento dell’efficienza energetica e nella riduzione delle emissioni di gas serra, solo poche aziende si sono impegnate a eliminare le sostanze chimiche pericolose dai processi produttivi. Man mano che i marchi della moda migliorano le loro pratiche di sostenibilità, estendono sempre più la loro attenzione al di là delle operazioni interne per promuovere la sostenibilità nelle loro intere catene del valore. La maggior parte delle aziende mira a raggiungere la trasparenza e la tracciabilità tra i fornitori e i distributori, anche se le iniziative di packaging e logistica sostenibile non sono ancora molto diffuse”.
Davide Mosca