Il Canyon di Caprera diventa Hope Spot

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In questi giorni, grazie agli studi di One Ocean Foundation, l’area è stata riconosciuta come luogo considerato come fondamentale per la salute dell’oceano. Nei progetti futuri l’istituzione di un’Area Marina Protetta

E’ il paradiso di capodogli, stenelle, tursiopi e probabilmente anche luogo di ripopolamento della foca monaca. Il canyon di Caprera che si trova a circa trenta miglia dalle coste di Porto Cervo è un’area di incredibile valore   scientifico per ricercatori e biologi marini. Il sito rappresenta il più grande sistema di canyon sottomarini a largo della costa nordorientale della Sardegna. Con profondità che variano dai duecento metri del Canyon ai circa 1500 metri della Piana di Olbia con scarpate, valli, catene montuose e pareti molto ripide. Dal 2019 One Ocean Foundation è impegnata nel progetto di ricerca scientifica sulla zona grazie al supporto di enti di ricerca e università per raccogliere dati scientifici sui cetacei e sui pericoli dellinquinamento. Uno sforzo che è stato ripagato in questi giorni. Il Canyon è stato infatti selezionato come Hope Spot, ossia un luogo considerato come fondamentale per la salute delloceano. Le attività di ricerca e monitoraggio sono state possibili grazie alla collaborazione con CMRE-NATO di La Spezia, Università dell’Insubria, Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, SEAME Sardinia, CNR-IAS Oristano, il Comando Marittimo Ovest della Marina Militare Italiana e il Consejo Superior de Investigaciones Científicas – CSIC. One Ocean Foundation è particolarmente grata a Rolex per il suo sostegno al progetto, nell’ambito dell’iniziativa Perpetual Planet. «Il Canyon di Caprera – ha spiegato Jan Pachner, Segretario Generale di One Ocean Foundation.- ha un valore ecologico estremamente importante poiché la maggior parte delle specie che stiamo studiando sembra utilizzare larea come sito di alimentazione e riproduzione. Nonostante il suo valore, il Canyon – come gran parte del Mar Mediterraneo – è soggetto a numerose minacce antropiche. E i mammiferi marini, in particolare, sono soggetti a catture accidentali, collisione con imbarcazioni a causa dellintenso traffico marittimo, ma anche a inquinamento acustico, chimico e di rifiuti come la plastica». Grande anche la soddisfazione del presidente di One Ocean Foundation, Riccardo Bonadeo: «Ringraziamo la dr. Sylvia Earle e Mission Blue per questo importante riconoscimento, che rappresenta per noi un motivo di orgoglio a supporto dei nostri sforzi di questi anni. Questo ci permetterà di proseguire – con ancora maggior impegno e in collaborazione con enti e istituti nazionali e internazionali – nelle attività di tutela del più grande sistema di canyon sottomarini nel nord-est della Sardegna in linea con le ultime indicazioni della comunità europea che indicano la tutela e il ripristino della biodiversità come tema più rilevante su cui investire e che porteremo avanti anche attraverso attività di educazione e coinvolgimento sul territorio». Ad oggi, i progetti scientifici portati avanti da One Ocean Foundation comprendono una serie di attività innovative e pioneristiche possibili grazie anche al sostegno di importanti centri di ricerca come quello dellUniversità di Milano-Bicocca che si occupa dellanalisi dei campioni di DNA ambientale per il monitoraggio delle specie presenti nellarea. Grazie a questa tecnica è stato possibile rilevare la presenza della Foca Monaca, con uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific Report nel 2023. A questo si aggiunge il posizionamento di tre boe acustiche in punti strategici del Canyon per tracciare la distribuzione spazio-temporale dei cetacei grazie al centro CMRE di La Spezia e attività di foto-identificazione per determinare distribuzione e comportamenti dei mammiferi. I dati scientifici raccolti e le analisi elaborate hanno permesso di portare allattenzione di Mission Blue il Canyon di Caprera: dopo unattenta e rigorosa valutazione da parte di un comitato di esperti, questarea è stata selezionata a diventare Hope Spot, ossia un luogo considerato come fondamentale per la salute delloceano.

Davide Mosca

 

Foto per gentile concessione di One Ocean Foundation